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Domenico Parodi Francesco Biggi
Domenico Parodi Francesco Biggi
Scheda Tecnica

Provenienza Collezione privata, Francia

Periodo Settecento

Anno 1672 - 1742

Stile Barocco

Stato di conservazione Ottimo

Materiale Legno

Autore Domenico Parodi Francesco Biggi

Descrizione

Domenico Parodi ( Genova, 1672 - Genova, 1742 )

Figlio del celeberrimo Filippo, fu scultore e pittore; da fliglio d'arte fu indirizzato subito verso studi classici, dove maturò interessi per l'arte. In giovane età fece dunque praticantato dal pittore Domenico Piola, suo padrino di battesimo e amico del padre Filippo. 

Quando il padre si trasferì a Venezia, fu allivo di Bombelli Sebastiano; nel 1694 ritonò a Genova graie alle commissioni ottenute dai Doria; per loro eseguì lavori sia a Genova che a Roma, dove conobbe Gaulli e Maratta, che lo influenzarono molto a livello pittorico.

Nel 1699 rientò definitivamente a Genova, dove ebbe numerose commissioni da parte dell'aristocrazia genovese; qui dipinse il soffitto del salone di Palazzo Negrone, in Piazza delle Fontane Marose, considerato tutt'ora un capolavoro dell'arte barocca.

Nel 1702, morto papà Filippo, eredità la sua bottega, avvalendosi di validi collaboratori, quali Francesco Biggi, ( scolpì due leoni in marmo nell'atrio del collegio dei Gesuiti, ed il gruppo marmoreo raffiguranto Romolo e Remo con la Lupa, oggi a Palazzo Rosso ). Altro collaboratore fu il Pittore Nicol Malatto, che sarà chiamato da Filippo Juvarra per realizzare gli affresci del castello di Rivoli, Torino.

Si pensava inizialmente che il Parodi fosse solo ideatore dei progetti delle sculture e che queste venissero eseguite per lo più dal Biggi, ma negli ultimi anni sono emerse opere attribuite all'artista quali "il busto del Re Giovanni V  del Portogallo.

Altre opere Genovesi del Parodi furono:

1715: "Allegorie petrarchesche" a Palazzo Franzoni di Luccoli; affreschi per le sedi della compagnia del Gesù; 1715 decorazione della cappella di Sales a San Filippo Neri dove eseguì la pala d'altare e e le statue della Mansuetudine e dell'Amor Divino, che è considerata dalla critica un capolavoro; altro lavoro che sottolinea la sua capacità di Architetto, Pittore e Scultore è il rinnovamento del Palazzo Pallavicino; qui vi è la continuità tra architettura, pittura e sculture, eseguite tutte sotto la direzioen lavori di Domenico.

1731: decora la Sala di Paride in Palazzo Rosso, ( con la collaborazione di Biggi ) e Schiaffino; decorazione della Sala dei Fiumi e della Sala di Nettuno di Palazzo Stefano Durazzo.

Il suo caplavoro resta la decoazione della Galleria di palazzo di Gerolamo II  di Durazzo, oggi Palazzo Reale, dove crea un'imponente opera barocca di celebrazione retorica di potere e ricchezza ( in gara con i Palazzi Colonna e Doria Pamphlini ). Qui Domenico cura tutto: dall'esposizione di sculture alle pitture.

Oltre ad essere un grande artista, fu anche un grande scenografo di feste private e cerimonie religose. Allesti spettacoli pirotecnici per Giovanni Andrea Doria, gli apparati scenografici per i festeggiamenti di Carlo Alberto di Baviera in ornore per la sua visita a Genova; allestì anche cerimonie religiose quali la beatificazione di Giovanni Francesco Regis ( 1716 ) e la canonizzazione di Caterina Fieschi Adorno (1737 ).

Dal 1716 si fece più intensa la sua produzione scultorea, dove ottenne numerose commissioni anche all'estero, sempre in collaborazione con il Biggi; la commissione da parte del Principe  Eugenio di Savoia di una serie di sculture mitologiche per il Belvedere di Vienna lo consacrarono nell'ambiente internazionale dell'arte. 

Morì il 25 novembre 1742

Gli angeli sono uno splendido esempio della scultura barocca genovese.

In legno di tiglio, sono scolpiti da mani sapienti, che ne armonizzano i caratteri e le loro fisionomie oltre al loro movimento. Gli angeli sono in una piacevole contemplazione. Quello di sinistra guarda verso l’alto, mentre quello di destra ha lo sguardo rivolto verso il basso; Entrambe hanno volti sereni e rilassati. Sembra quasi stiano osservando una scena o una salita al cielo; uno ha le braccia conserte, quasi a contemplare una natività, mentre l’altro rivolge lo sguardo verso l’alto. 

Entrambe sono in ginocchio su una nuvola; questo motivo è tipico della scultura barocca ed è molto usato dal Parodi nelle sue opere. Gli angeli facevano sicuramente parte di un gruppo scultoreo destinato a qualche committenza genovese di alto rango. Lo si vede dall’uso abbondante della foglia d’oro, molto spessa rispetto agli arredi dell’epoca. 

Da un’analisi attenta si può notare come e sculture siano state lavorate da due mani; lo si nota in alcuni particolari, quali viso e mani; questa è un’ulteriore conferma che le sculture del Parodi abbiano avuto sempre la collaborazione dei suoi collaboratori; in particolare, per la scultura di Francesco Biggi. Le similitudini con le sculture di San Filippo  Neri, in particolare la Mansuetudine e l’Amor Divino, ci fanno propendere come il Biggi sia intervenuto negli angeli.

Nell’attesa di ulteriori approfondimenti possiamo dunque attribuire le sculture alla mano di entrambe gli artisti.

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